Comune di Cercepiccola

Cenni Storici

Un manoscritto datato 19 marzo 1910, redatto dall’Arciprete don Michele Petta, ipotizza che in epoca sannito-romana, una città si estendesse sulle colline Padulatta, Filoseta, Veticaro, Piscine di Fabio, Padulo la Corte, Validea, Citerna e Vicende dell’Incontro.
Tale ipotesi pare sia suffragata dal rinvenimento di alcuni reperti archeologici nei siti citati.
Vi sono diverse ipotesi riguardanti l’origine del nome di questo paese.
Con molta probabilità è da ritenersi che la città si chiamasse Celsa (o alta, elevata, sublime) dall’idea della montagna Universale che la sovrastava.
Ciò è solo un’ipotesi e non abbiamo nessun elemento valevole che, nel 295 a.C. la celebre città di Sepino veniva espugnata dal console Lucio Papiro Cursore. Tito Livio enumera con compiacenza le vittime di Sepino in 7400 e non meno di 300 prigionieri.
Nello stesso periodo il generale di cavalleria, Fabio Rulliano, conquistò l’antica città (Celsa), alleata di Sepino. Fu probabilmente lo stesso Fabio che lasciò il nome alla contrada ancor oggi denominata Piscine di Fabio e Citerna di Fabio. Ad ogni modo è certo che nel 295 a.C., la città cadde nelle mani dei romani.
Vuole la tradizione che, durante la seconda guerra punica, gli abitanti dell’antica città, chiamati dai romani, si fossero recati a guerrigliare nelle Puglie e che i nemici ne avessero approfittato per devastare l’intera regione.
Aggiunge la tradizione che, l’esercito sannitico-romano, comandato da Numerio Decimo, ebbe uno scontro con l’esercito di Annibale, che pronunciò il fatidico Arx Maior, Arx Minor, vicino alla città che in seguito a questo fatto venne denominata città dell’incontro.
I superstiti si rifugiarono in parte sulla montagna più elevata, ove fondarono l’attuale paese di Cercemaggiore, ed in parte su una collina rocciosa più vicina (oggi Coste di S. Angelo) fondando l’attuale Cercepiccola.
Della disfatta della città che diede origine ai due paesi, chiamati verso l’XI secolo Quaercus Maior e Quaercus Minor, si hanno solo congetture(Petta)
Più attendibili sono le notizie riguardanti la denominazione Cercepiccola dal secolo XIII al 900.
Nel periodo angioino compare il nome Cerula Piccola, a quanto è dato rilevare dal Minieri Riccio; mentre in un documento diplomatico del 1444, del periodo aragonese, viene indicata dall’ambasciatore di Modena a Napoli con la dicitura Zerche Pizola.
Il nome Cerza, accostata a piccola, si rinviene in un documento a stampa del 1770.
Nel corso degli anni dalla dicitura Cerza si è passati a Cercia Piccola, che compare in un atto del 1608, sino alla denominazione attuale. Ciò è avvenuto presumibilmente verso la metà del XIX secolo, allorchè in numerosi documenti, specie atti notarili, compare l’attuale denominazione Cercepiccola.
A riguardo citiamo un atto di compra-vendita del 1885, del notaio Nicola Vitone, che recita: L’anno 1885, il giorno primo del mese di Dicembre, in Cercepiccola circondario di Campobasso…
Infine va ricordata la definizione, poco veritiera, contenuta nel manoscritto di Piedimonte D’Alife, datato 1852, che attribuisce origini mitologiche al nome asserendo che sia stata la maga Circe a darne il nome.
Lo stemma del Comune porta una quercia nel campo. Vuole la tradizione popolare che un grande tesoro sia stato interrato alle falde delle coste di S. Angelo, nella crocevia orientale; un altro nelle grotte Pietraroia ed un terzo seppellito insieme con la figlia di un re nella sepolta chiesa di S. Angelo Sofia, ove il sig. Eugenio d’Alma iniziò gli scavi nel 1860, portando alla luce due lapidi che furono trasportate nelle masserie La Vecchia.
Gli scavi furono sospesi per l’eccessiva fuoriuscita d’acqua e mai più ripresi.
Durante il medioevo, Cercepiccola fu un feudo che passò a varie famiglie nobili fino ad arrivare ai Carafa che nel 1571 fecero costruire l’attuale Palazzo Ducale.
Le lapidi dissepolte nell’agro dell’attuale comune, raccolte ed illustrate dal Caraba, dal Dressel e da altri archeologi, indicano come Cercepiccola fosse abitata nell’epoca romana. Probabilmente accoglieva numerose ville dei patrizi della vicina Saepinum (Altilia).
Nella storia del paese una cosa è certa; come gli altri centri della provincia, anch’esso fu oggetto di dominio di diversi potentati sino all’eversione della feudalità.

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